L’esperimento della bambola Bobo è il nome dell’insieme degli studi condotti tra il 1961 e il 1963 da Albert Bandura riguardanti il comportamento dei bambini dopo aver visto un adulto agire aggressivamente verso una bambola chiamata, appunto, Bobo un giocattolo che si rialza da solo in posizione eretta quando viene colpito.
Negli esperimenti erano coinvolti bambini, 36 maschi e 36 femmine della scuola materna dell’Università di Stanford, di età compresa tra i 3 e i 6 anni.
Per l’esperimento, ogni bambino è stato esposto allo scenario individualmente, in modo da non essere influenzato o distratto dai compagni di classe. La prima parte dell’esperimento consisteva nel portare un bambino e il modello adulto in una stanza dei giochi. Nella stanza dei giochi, il bambino era seduto in un angolo pieno di attività molto accattivanti come adesivi e francobolli. Il modello adulto era seduto in un altro angolo contenente un set di giocattoli, un martello e una bambola Bobo gonfiabile. Prima di lasciare la stanza, lo sperimentatore spiega al bambino che i giocattoli nell’altro angolo erano esclusivamente per l’adulto.
Durante lo scenario aggressivo, l’adulto iniziava a giocare con i giocattoli per circa un minuto e poi iniziava a mostrare aggressività nei confronti della bambola Bobo colpendola, dando pugni e usando la mazza giocattolo per colpirla in faccia. Il modello aggressivo aggrediva anche verbalmente Bobo urlando “Colpiscilo”, “Gettalo in aria” o “Pum”.
Nel gruppo di controllo, il modello adulto non aggressivo giocava con gli altri giocattoli per l’intero periodo di 10 minuti. In questa situazione, la bambola Bobo veniva completamente ignorata dal modello. In entrambi gli scenari, dopo circa 10 minuti, lo sperimentatore rientrava nella stanza, faceva uscire il modello adulto e portava il bambino in un’altra stanza con giochi accattivanti come camion, bambole e una trottola. Il bambino veniva invitato a giocare con loro. Dopo circa 2 minuti lo sperimentatore decideva che al bambino non è più permesso giocare con quei giocattoli, perché sono riservati ad altri bambini. Ciò vieniva fatto allo scopo di aumentare la frustrazione nel bambino. Lo sperimentatore diceva quindi al bambino che poteva invece giocare con i giocattoli della prima stanza. Il bambino veniva riaccompagnato nella stanza precedente e lasciato libero di giocare 20 minuti, mentre lo sperimentatore ne osserva il comportamento.
La prima misura osservata era basata sull’aggressione fisica a Bobo tramite pugni, calci, con il martello e gettandolo per la stanza. L’aggressività verbale è stata la seconda misura registrata. La terza misura era il numero di volte in cui il martello veniva usato per mostrare altre forme di aggressività non necessariamente dirette a Bobo. La misura finale includeva le modalità di aggressione mostrate dal bambino che non erano un’imitazione diretta del comportamento dell’adulto appena visto.
Bandura ha scoperto che i bambini esposti al modello aggressivo avevano più probabilità di agire in modi fisicamente aggressivi rispetto a quelli che non erano stati esposti. Per quei bambini esposti al modello aggressivo, il numero di aggressioni fisiche imitative esibite dai maschi era maggiore rispetto a quello delle femmine. I risultati relativi alle differenze di genere hanno fortemente sostenuto la previsione di Bandura secondo cui i bambini sono più influenzati dai modelli dello stesso genere. Infatti, i risultati hanno anche mostrato che i maschi mostravano più aggressività se esposti a modelli maschili aggressivi rispetto ai modelli femminili aggressivi.
Bandura ha anche scoperto che i bambini esposti al modello aggressivo erano più propensi ad agire in modi verbalmente aggressivi di quelli che non erano esposti al modello aggressivo.
Infine, le prove sostengono fortemente che i maschi tendono ad essere più aggressivi rispetto alle femmine. In totale i casi di aggressione dei maschi sono stati 270 rispetto ai 128 casi aggressivi esibiti dalle femmine.
Un secondo studio è stato eseguito un paio di anni dopo, allo scopo di testare le differenze nell’apprendimento/comportamento dei bambini dopo aver visto un modello aggressivo premiato, punito o senza conseguenze.
La procedura dell’esperimento era molto simile a quella condotta nel 1961. Bambini di età compresa tra i 2 e i 6 anni guardavano un film che mostrava un adulto che picchiava e urlava aggressivamente contro una bambola Bobo. A seconda del gruppo sperimentale, il film si è concludeva con una scena in cui il modello veniva premiato con delle caramelle o punito con l’avvertimento “Non farlo di nuovo”. Nella condizione neutrale il film finiva subito dopo la scena dell’aggressione. Indipendentemente dal gruppo sperimentale in cui si trovava il bambino, dopo aver visto il film, il bambino veniva lasciato in una stanza con molti giocattoli e una bambola Bobo. I bambini mostravano un comportamento meno simile al modello quando veniva mostrato il filmato che terminava con la scena della punizione rispetto alle altre condizioni. Anche in questa condizione, i maschi erano più aggressivi rispetto alle femmine.
Successivamente, lo sperimentatore chiedeva ai bambini di dimostrare ciò che avevano visto nel film. Non c’erano differenze nel comportamento mostrato dai bambini in base a quale dei tre film guardati dal bambino. Quindi i premi o le punizioni non influenzano l’apprendimento o il ricordo delle informazioni, semplicemente influenzano se il comportamento viene eseguito o meno.
Non si impara solo in base al meccanismo del premio e della punizione, come sostiene il comportamentismo, bensì anche per via dell’apprendimento osservativo o apprendimento vicario. Bandura ha sottolineato che i bambini imparano in un ambiente sociale e spesso imitano il comportamento degli altri, questo processo è noto come teoria dell’apprendimento sociale.